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rrrrrrrggggggg: You can love a city, you can recognize its houses and its streets in your remotest or dearest memories; but only in the hour of revolt is the city really felt as your own city— your own because it belongs to the I but at the same time to the ‘others’; your own because it is a battlefield that you have chosen and the collectivity too has chosen; your own because it is a circumscribed space in which historical time is suspended and in which every act is valuable in and of itself, in its absolutely immediate consequences. One appropriates a city by fleeing or advancing, charging and being charged, much more than by playing as a child in its streets or strolling through it with a girl. In the hour of revolt, one is no longer alone in the city.(Si può amare una città, si possono riconoscere le sue case e le sue strade nelle proprie più remote o più care memorie; ma solo nell’ora della rivolta la città è sentita veramente come la propria città: propria, poiché dell’io e al tempo stesso degli “altri”; propria, poiché campo di una battaglia che si è scelta e che la collettività ha scelto; propria, poiché spazio circoscritto in cui il tempo storico è sospeso e in cui ogni atto vale di per se stesso, nelle sue conseguenze immediate. Ci si appropria di una città fuggendo o avanzando nell’alternarsi delle cariche, molto più che giocando da bambini per le sue strade o passeggiandovi più tardi con una ragazza. Nell’ora della rivolta non si è più soli nella città.)– Furio Jesi, Spartakus Image: Beato Angelico, Pala di Perugia, 1438 (detail). -- source link