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Biancomangiare mandorle e cannella, Parfait mandorle, Africano, fichi crema di ricotta e cioccolato, Gello all’arancia, Gelo all’ anguria, cassata semifreddo, Parfait mandorle, semifreddo al limone, semifreddo al pistacchio.Sex and Food - Il Cavalier FebronioIl Cavaliere Febronio Interdonati guardò dalla vetrata della camera da pranzo la strada assolata e vuota dove vedeva l’aria arroventata danzare salendo verso il cielo che lo scirocco aveva dilavato dal suo intenso azzurro. Osservò nel cielo il velo glauco e sbiadito che aumentava la sensazione di caldo rendendo, l’afa ancor più appiccicosa e togliendo il respiro e ogni forza vitale. Il Cavaliere osservò un vecchietto camminare sul marciapiede e fermarsi a lato di un albero di arance e asciugarsi il sudore con un fazzoletto ansimando intensamente. L’osservò guardare il marciapiede che doveva ancora percorrere e quindi lanciarsi per superarlo velocemente, per poi fermarsi all’albero successivo ansimando ancor di più. Il vecchio si guardò intorno ormai allo stremo e vedendo la porta di un bar si diresse in quella direzione per entrarvi e riposare, approfittando dell’aria condizionata del locale. A lato del bar dove era entrato il vecchio c’era una farmacia la cui insegna luminosa, dotata di termometro, segnava implacabilmente 45 gradi.Il cavaliere osservò compiaciuto la temperatura“È il momento giusto” si disse il Cavaliere. Con noncuranza si avvicinò alla tavola che il filippino stava sparecchiando e si riempì nuovamente il bicchiere con po’ d’acqua che quella strega della moglie pretendeva dovesse essere a temperatura ambiente per evitare fantomatiche congestioni digestive e lo svuotò d’un colpo“ Febrò se bevi così ti fa male: potresti strozzarti” Disse la vecchia strega con la sua voce nasale e il suo tono da madre inconsolabile“sento caldo gioia. Ora però devo lavorare, per favore non mi far disturbare per nessun motivo”“Febrò ma lavori sempre. T’ha ripusari antichitta”“Dopo gioia, ora devo finire una relazione”E dopo averle dato un bacio sulla fronte che sapeva di naftalina, si avviò verso lo studio dandosi ancora una volta dello stupido perché aveva intestato tutti i suoi beni a quella laida mavara (disgustosa strega).“ Febrò siediti dritto sulla sedia, se no ti si blocca la digestione”.Gli disse la mavara e lui per risposta, non visto, si toccò gli attributi maschili.Si diresse con le mani dietro la schiena e la faccia seriosa verso il suo studio ed una volta entrato chiuse a chiave silenziosamente la porta. Era meglio non fidarsi della vecchia che avrebbe potuto portargli una di quelle tisane digestive bollenti di cui era una convinta propinatrice. Andò verso la finestra e aprendola accostò le persiane di legno in modo che lo studio fosse nella completa penombra. Nel chiudere la finestra assaporò con gioia la vampata di caldo che saliva dal cortile bollente.Chiusa la finestra si avvicino alla libreria e si levò la vestaglia giapponese di seta e quindi la canottiera appoggiandole ben piegata sulla scrivania Luigi XVI. Si levò le ciabatte ed i calzini inglesi restando a piedi nudi. Restò qualche secondo a guardare la libreria come a raccogliersi prima di un rito importante. Poi si avvicinò con i boxer eleganti che la vecchia gli aveva comprato a Parigi e schiacciò un bottone nascosto tra i libri. Si sentì un tac e lentamente si aprì una sezione della libreria e una luce bianchissima lo investì insieme ad una folata di aria fredda. Nel sentirla chiuse gli occhi facendosi avvolgere dalla nube di condensa che l’aveva accompagnata. Quando aprì gli occhi vide gli scaffali di un enorme frigo pieno di dolci. Osservò eccitato il Gelo all’anguria il Parfait alle mandorle, il semifreddo limone e fragola, le vaschette di gelato disposte a seconda del colore (bianco limone, rosa fragola, verde pistacchio, e poi nocciola, zuppa inglese torroncino, gianduia, bacio) a creare un arcobaleno di divina dolcezza. Lo sguardo si spostò su altri Geli al limone, alla pesca, alla cannella, e poi Africani di tutti i tipi, con il pan di spagna ricoperto di cioccolato al latte, cioccolato bianco, cioccolato fondente. Avvicino lentamente un dito alla grande forma di Gelo al melone ricoperto di granella di pistacchio e con un dito lo smosse per vederne il tremolio gelatinoso sensuale ed invitante. Prese un cucchiaino sul lato del piatto e lo immerse nel gelo ed esitando lo portò alla bocca chiudendo gli occhi per gustarlo meglio, alzando la testa come se quel cucchiaino gli stesse donando una nuova vita nel suo gelido scendere nel suo corpo accaldato. Ingioiò con soddisfazione il dolce e aprendo gli occhi osservò a lato una mattonella di Parfait già mezza divorata e ripeté il gesto beandosi della dolcezza e morbidezza del dolce, pensando al termometro della farmacia che segnava 45 gradi, all’ ansimare del vecchio stordito dalla calura, alla luce abbagliante della strada, alla danza dell’aria che saliva dal marciapiede rovente, alla vecchia mavara con le calze di lana. Pensare tutto questo, mentre la lingua spalmava sul palato la frescura del dolce, lo eccitava esaltandolo quasi. Prese una piccola tazza con dentro del bianco mangiare spolverato di cannella e ricoperto di gocce di cioccolato, chiuse con delicatezza lo sportello del frigo camuffato da libreria e sedendosi sulla poltrona della scrivania, allungò i piedi su di essa incominciando a gustarsi, lentamente, il dolce. Pensò alla mattonella di semifreddo che ancora non aveva iniziato e allo zuccotto ripieno di gelato nocciola e zuppa inglese, sentendosi ancor di più eccitato al pensiero di trasgredire agli ordini della moglie che aveva proibito al filippino di comprare dolci, responsabili secondo la sua mente contorta e miserrima, di provocare il cancro e meno che mai di mettere nel frigo gelati di qualsiasi tipo responsabili di innominabili disastri gastrici e intestinali. Pensò alle tisane bollite di biancospino e ortiche per la digestione o a quelle di caruba e lupino che dovevano salvarlo dal diabete, alla coperta di lanetta con cui lo faceva dormire la notte con l’aria condizionata spenta.“ Alla facciaccia tua” Si disse il Cavalier Febronio, toccandosi, mentre mangiava, per sfregio alla sessualità precocemente appassita della vecchia mavara.Mentre continuava a giocare con la ciolla, fece scivolare la lingua sui denti cercando ogni più piccolo rimasuglio di granella e raccogliendo il gusto del dolce in ogni angolo del palato godendosi la sensazione di frescura e di immensa libertà che provava nella penombra del piccolo studio in cui era rinchiuso. -- source link
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