Da quando ho cominciato a fare la segretaria (perché di questo si tratta; poi voi chiamatelo pure &l
Da quando ho cominciato a fare la segretaria (perché di questo si tratta; poi voi chiamatelo pure “organizzare eventi” se preferite, io per esempio d'ora in avanti mi farò chiamare Rossella O'Hara), dicevo, da quando ho cominciato a fare la segretaria in un ufficio dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18-flessibili, ho cominciato anche a capire le stragi del sabato sera, l'abuso di droghe pesanti, le bestemmie usate come intercalare anche da gente che non guida automobili targate Vicenza, la furia di quelli che alla domenica arrivano negli stadi strozzandosi con delle sciarpe in acrilico per poi picchiarsi sugli spalti. Inizio a capire la violenza come valvola di sfogo, la perdita di coscienza agognata e trovata in qualche discoteca di provincia o club pseudoberlinese di città; inizio a capire chi non legge i quotidiani, chi non ha più tempo né voglia di interessarsi all'attualità e alla politica col risultato che l'attualità e la politica cessano di interessargli, e poi è un attimo e ti ritrovi a votare Berlusconi tutta la vita. Da ultimo, dopo la droga, le botte e le troie, ho cominciato a capire le ragioni di chi vive per scelta ai margini della società. Penso ai barboni, ai perdigiorno come direbbe mia nonna, ai matti di paese e di città che stanno in giro a bighellonare facendo (non non facendo) nulla, a tutti quelli che scelgono di non finire tritati da un’esistenza spalmata fra le 18:15 (quando va bene) e le 8:45 del giorno seguente, esistenza la cui gran parte è confinata in un - pur sospirato - giaciglio. Inizio a comprendere le motivazioni di chi ha rifiutato le regole comunemente accettate e ne intravedo, perfino, la lucidità estrema e risplendente: la loro scelta mi sembra più coraggiosa di quelle di tutti noi, che tiriamo avanti le nostre patetiche esistenze negli uffici delle periferie di questo paese infame dove capita che i cartelloni pubblicitari, appoggiati su un cielo d'asfalto, non vengano sostituiti per vent'anni (è andata così, giusto?). Loro invece, i barboni, se ne fottono dei cartelloni pubblicitari così come dei vestiti puliti e stirati, a volte se ne fottono anche del cibo e degli affetti: sono usciti dalla logica dell’essere vincenti o perdenti perché, semplicemente, sono. Esistono. Respirano. Consumano aria, non producono altro che scorie organiche. Qualche scrittore di fantascienza che ho dimenticato avrà di sicuro già raccontato di come, nel 2159, si pagherà anche l’aria che respiriamo ma per ora no, è ancora gratis, e i senzatetto stanno lì e la respirano. Spesso fumano, quando qualche anima pia offre loro una sigaretta. Gliela darei volentieri io che sono tornata a fumare un pacchetto come ai gloriosi tempi del liceo; non ne vado certo fiera ma insomma, mi serve un diversivo che mi tenga lontana, a intervalli regolari di un'ora, dall'open space dove il gesto più trasgressivo è la galletta di riso delle cinque meno un quarto. Gli open space: quei luoghi aridi, covi fintamente ariosi di soffocanti logiche fantozziane, teatri di piccole miserie e meschinità malcelate dalle ikebane sulle scrivanie con le foto dei figli, i pupazzetti, gli aforismi stampati in Comic Sans. Siamo stati noi a produrli: ci chiudiamo lì dentro e finiamo per credere davvero che stare lì seduti sia la nostra missione. Un dovere, alimentato dal sacro fuoco dello spirito di sacrificio cristiano, oltre che dalle esigenze della prole, dai mutui, dalle bollette, dalle rate del televisore al plasma. Mai come ora, l'idea di rigettare tutto questo e vivere ai margini mi sembra la mossa più coraggiosa, ancorché azzardata, che ci sia. Io sto solo ai margini di una città e non di una società, per ora. Sto in un ufficio affacciato su una via lugubre dove passano camioncini che suggeriscono a che santo votarsi, la stessa via dove parrucchieri filosofeggiano esortando al ‘panta rei’ o forse, semplicemente, non fanno mistero delle loro abitudini flatulente, vai a sapere. Ma non escludo nelle prossime settimane di fare gesti inconsulti, ben prima di ridurmi a un automa senza amici né amanti che con lo stipendio, il 27 del mese, ci si compra giusto l'oblìo dei trenta giorni successivi; giuro che piuttosto preferisco mollare tutto e farmi crescere la barba, perlamadonna. -- source link