“Lavorare per imparare non significa per forza essere pagati”.Seguono quintali di luoghi
“Lavorare per imparare non significa per forza essere pagati”.Seguono quintali di luoghi comuni e di generalizzazioni.Intervista immaginaria- Alessà, a te il praticante ti serve o non ti serve?- Mi serve fino a un certo punto- Se ti serve vuol dire che produce un valore- Ma io lo ripago insegnandogli il mestiere- Mi dispiace ma questo si chiama sfruttamento- Seeeee, s’è sempre fatto così!- Allora s’è sempre fatto male- Perché?- Se il ragazzo ti serve è perché produce valore, quindi ha diritto allo stipendio. Senza se e senza ma.- Eh, ma ai miei tempi…- Ancora? Benvenuto nel XXI secolo Alessà, la schiavitù è un reato.Fine intervista immaginariaE per favore, basta, basta, basta fare la morale ai giovani d’oggi.Non ne possiamo più di tutti questi ”imprenditori” che “si sono fatti da soli” e usano il loro pulpito dorato per arringare gli altri.Sei partito da zero? Davvero? Bravo, la vita ti ha ripagato alla grande. Adesso però scansati e lascia in pace chi è nato con meno talento, chi ha problemi con cui combattere che tu neanche immagini e soprattutto chi è stato meno fortunato - perché ti svelo un segreto, Alessà, non c’è successo senza tanta, tanta fortuna.16.4.2022Da quale pulpito (Prof. Guido Saraceni) -- source link