Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il de
Sono andata a visitare i luoghi della Ravenna industriale dipinta da Antonioni nel film “Il deserto rosso” e devo dire che ne sono rimasta folgorata. Il posto in sé non è affatto bello, è vuoto, malinconico, così silenzioso nella sua confusione, che fa veramente venire male ai capelli. Osservandolo anche solo da lontano ho capito subito il perché di questo titolo così ambiguo e astratto: induce a riflettere, quel deserto. La suggestione dell'essere lì più di 50 anni dopo mi fa percepire nell'aria la stessa malinconia di allora, ma forse è solo la mia di malinconia, che tende a propagarsi nel vuoto per sentirsi meno sola. O forse è Antonioni stesso che ha capito che certi sentimenti, certi stati d'animo sono trasversali a ogni uomo e vanno oltre lo spazio e il tempo, oltre la realtà e la finzione. Si riesce persino a udire l'eco della voce di Monica Vitti alias Giuliana, che ripete incessantemente di essere sempre stanca, anzi non sempre…qualche volta, e che non sa cosa debbano guardare i suoi occhi perché sono sempre bagnati. Ma forse anche questa è suggestione. Che poi alla fine è vero, “ti prendi la storia che vuoi, ogni tanto fai finire la tua storia come vuoi e poi ritorni a casa”, ma sei solo tu a tornare a casa perché la tua storia resterà lì, per sempre, intatta tra il fumo delle torri hamon. Perché come ci insegna Quevedo “il fuggevole sta, rimane e dura”. -- source link
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